LA "FESTA DI PIEDIGROTTA" DELLO SCUGNIZZO VIVIANI IN TEATRO CON NELLO MASCIA
di GIUSEPPE GIORGIO
NAPOLI.“Per questa ripresa del celebre lavoro di Viviani mi sembrava impossibile evitare i riferimenti all’allestimento fatto da Roberto De Simone nel 1979. Si tratta d’una metafora e di uno strumento per raccontare la condizione di un popolo appena uscito dalla terribile prima guerra mondiale, dove la ‘festa’ si identifica in una folla che va alla ricerca di un utopico altrove e di una redenzione laica e pagana come quella delle Baccanti di Euripide”. Con queste parole, l’autore, regista ed attore Nello Mascia presenta la sua versione della “Festa di Piedigrotta” di Raffaele Viviani che, dopo i successi estivi, ritorna in teatro da giovedì primo novembre al Bellini. Con le musiche originali del grande scugnizzo stabiese, rielaborate ed arrangiate da Eugenio Bennato, le coreografie di Ettore Squillace, le sculture di Lello Esposito e le scenografie di Raffaele Di Florio, la nuova edizione del lavoro che Viviani rappresentò per la prima volta al teatro Umberto di Napoli la sera del 19 novembre 1919, prova e riportare sulle scene, senza evitare dei tratti di modernità ed innovazione, le stesse emozioni che, a proposito del lontano debutto, così fecero scrivere a Matilde Serao. “Opera d’arte vera e propria, nella sua concezione, nella sorprendente intensità della sua colorazione, e nel suo perfetto rendimento scenico”. Un’operazione sicuramente delicata quella di Nello Mascia che nell’inserire nel lavoro le nuove forme artistiche di Lello Esposito e Raffaele Di Florio, avrà certo rivolto un pensiero ai futuristi Cangiullo e Marinetti che tanta attenzione offrirono al Viviani, invitato con memorabile successo ad una famosa “domenica futurista”, in occasione del debutto del suo lavoro.
Considerato l’attuale e difficile periodo della nostra città che esempio può lasciare un lavoro del genere a livello sociale e politico?
“Non sono un moralista - risponde Nello Mascia- e preferisco lasciare i messaggi ai sociologi ed ai filosofi. Rifacendomi alla frase dello stesso Viviani che afferma “dimane è sempe notte” contrariamente a quanto ribadito poi da Eduardo con la sua “ha da passà ’a nuttata”, credo di volere affidare ogni momento di riflessione a quanti occupano posti di potere e responsabilità per sperare che, finalmente, qualcuno si rimbocchi le maniche per fare di questo simbolico domani un bel giorno da vivere”.
Cosa c’è di Mascia, uomo, attore e regista, in questo Viviani che grazie alla sua emblematica“Festa di Piedigrotta” giunge nel terzo millennio in un teatro spesso circoscritto ed avaro di idee ?
“C’è tutta la mia esperienza maturata in circa quaranta anni di palcoscenico. In questa Festa di Piedigrotta, ad esempio, ho riversato i ricordi di quando con i ragazzi di Pomigliano facevamo del buon teatro pur non avendo una lira. Con questo lavoro, insomma, ribadisco la mia convinzione circa una regia estremamente essenziale e capace di mettere in risalto le qualità umane e fisiche di ogni singolo attore”.
Cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare per rendere europea l’opera di Viviani? Qual’è il suo punto di vista circa la presunta incapacità dell’autore di superare i confini regionali per colpa di un linguaggio spesso intraducibile?
“Per rendere di respiro internazionale l’opera di Viviani ormai, credo, che i giochi siano fatti, anche se ritengo l’autore comunque europeo. Chi lo frequenta sa che ha abbondantemente superato in confini del regionalismo nonostante il freno del suo linguaggio”.
Con un nutrito gruppo di attori e cantanti tra cui, oltre allo stesso Mascia, figurano Tommaso Bianco, Pietra Montecorvino Mariarosaria Virgili, Gino Monteleone, Massimo De Matteo, Ciccio Merolla, Pio Del Prete, Federica Ajello e Angela De Matteo, tutti impegnati ad offrire un corpo e soprattutto un’ anima ai personaggi dapprima fotografati da Viviani tra le strade ed in quella meravigliosa Villa Comunale e poi fedelmente riportati sulle scene, anche al Bellini, “Festa di Piedigrotta” porterà tra il pubblico, oltre all’essenza di un popolo dai mille colori e dalle infinite sfumature umane e psicologiche, gli esempi di un teatro fatto di vita, gioie, amori, sofferenze e passionalità.
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