di Giuseppe Giorgio
NAPOLI- Vi sono dei personaggi dello spettacolo a Napoli che da sempre, pure se non più esistenti materialmente, sono costantemente presenti nei cuori dei partenopei, come esseri immortali ed incancellabili. Tra questi ad esempio, proprio come se la loro scomparsa non fosse mai avvenuta, c’è Totò, Eduardo, Nino Taranto e senz’altro, quella indimenticabile guerriera del nostro teatro, Luisa Conte. Ormai, sono sedici lunghi anni da quando un volere supremo ed insindacabile ha privato i napoletani della sua preziosa e passionale presenza sulla scena ma oggi, in occasione dell’anniversario di quel fatidico 30 gennaio 1994, che vide il sipario chiudersi per sempre dinanzi agli occhi dell’amata attrice, non si può fare certo a meno di mettere da parte il rimpianto per la perdita artistica ed umana, per fare posto alla memoria di una grande donna di teatro più che mai viva nel cuore e nella mente di tutti i napoletani che l’hanno amata ed ammirata. Luisa Conte, era nata a Napoli il 27 aprile del 1925 in via dei Tribunali. Nipote dell’attore Eugenio Fumo, già a dodici anni recitava e cantava nella compagnia di sceneggiate dello zio, la “Cafiero e Fumo” fino a quando, con l’appellativo di Luisina, si dedicò al Varietà. Partecipò per un lungo periodo a spettacoli ed audizioni per Piedigrotta, privilegiando la Casa Editrice “La Canzonetta”. Dopo aver sposato nel 1947, Nino Veglia, gia affermato artista che dopo il debutto del 1938 al teatro Apollo come “cantante di giacca” giungerà poi nelle compagnie di Eduardo De Filippo e Nino Taranto, la temeraria Luisa Conte, partendo con lui per l’ America del Sud, diede vita ad una compagnia di sceneggiate con Mafalda Cartes e Lidia Gaia, trionfando a Buenos Aires. Tornata in Italia, sempre con il marito, partecipò in sua compagnia a diverse formazioni musicali. Nell’ottobre del 1953, grazie ad una messinscena per beneficenza di “Miseria e Nobiltà” svoltasi al teatro Mediterraneo con Eduardo De Filippo, la giovane Luisa mise in evidenza le sue infinite qualità di attrice tanto che, lo stesso Eduardo, notando la sua predisposizione per il grande teatro, la scritturò con il ruolo di prima attrice nella sua compagnia dove l’artista rimase per quattro anni prima di passare in quella di prosa di Nino Taranto. Nel 1962, però, un nuovo incontro con Eduardo portò Luisa Conte a lavorare ancora una volta al suo fianco nella commedia “Il Figlio di Pulcinella” e, l’anno dopo, nello storico ciclo televisivo di “Peppino Girella.” Unita a Nino Veglia nella vita e sulle scene, fu proprio insieme con lui, che Luisa Conte riconsegnò il teatro Sannazaro ai Napoletani. Dando fondo a tutti i risparmi, la coppia Veglia-Conte per la passionale idea rimase ben presto senza un lira, al punto da rendere persino necessario un ulteriore sacrificio dell’attrice che rinunciò senza esitazione ad un suo prezioso brillante. Lo sforzo di Luisa e del marito Nino, tuttavia, fu premiato tanto, che dopo i difficili lavori di restauro, portati a termine con indescrivibili sforzi, la sera del 12 novembre del 1971, insieme, restituirono il Sannazaro ai napoletani amanti del teatro, portando in scena come lavoro inaugurale “Annella di Porta Capuana” di Gennaro D’Avino con la regia di Gennaro Magliulo. Fu proprio il Teatro Sannazaro, scomparso nel frattempo il marito Nino, a collocare Luisa Conte direttamente nel cuore dei napoletani ed a consegnarla alla storia locale. Dopo averlo riportato agli antichi fasti, il Sannazaro, divenne di fatto il suo teatro, dove, rappresentando con successo autori come Viviani, Di Maio e Riccora, a capo delle sue grandi compagnie animate da personaggi come Ugo D’Alessio, Nino e Carlo Taranto, Pietro De Vico, Enzo Cannavale e Gennarino Paulmbo, vi recitò fino alla fine dei suoi giorni, non senza però aver fatto prima in tempo a scrivere a grandi lettere il suo nome nella storia del nostro teatro.
NAPOLI- Vi sono dei personaggi dello spettacolo a Napoli che da sempre, pure se non più esistenti materialmente, sono costantemente presenti nei cuori dei partenopei, come esseri immortali ed incancellabili. Tra questi ad esempio, proprio come se la loro scomparsa non fosse mai avvenuta, c’è Totò, Eduardo, Nino Taranto e senz’altro, quella indimenticabile guerriera del nostro teatro, Luisa Conte. Ormai, sono sedici lunghi anni da quando un volere supremo ed insindacabile ha privato i napoletani della sua preziosa e passionale presenza sulla scena ma oggi, in occasione dell’anniversario di quel fatidico 30 gennaio 1994, che vide il sipario chiudersi per sempre dinanzi agli occhi dell’amata attrice, non si può fare certo a meno di mettere da parte il rimpianto per la perdita artistica ed umana, per fare posto alla memoria di una grande donna di teatro più che mai viva nel cuore e nella mente di tutti i napoletani che l’hanno amata ed ammirata. Luisa Conte, era nata a Napoli il 27 aprile del 1925 in via dei Tribunali. Nipote dell’attore Eugenio Fumo, già a dodici anni recitava e cantava nella compagnia di sceneggiate dello zio, la “Cafiero e Fumo” fino a quando, con l’appellativo di Luisina, si dedicò al Varietà. Partecipò per un lungo periodo a spettacoli ed audizioni per Piedigrotta, privilegiando la Casa Editrice “La Canzonetta”. Dopo aver sposato nel 1947, Nino Veglia, gia affermato artista che dopo il debutto del 1938 al teatro Apollo come “cantante di giacca” giungerà poi nelle compagnie di Eduardo De Filippo e Nino Taranto, la temeraria Luisa Conte, partendo con lui per l’ America del Sud, diede vita ad una compagnia di sceneggiate con Mafalda Cartes e Lidia Gaia, trionfando a Buenos Aires. Tornata in Italia, sempre con il marito, partecipò in sua compagnia a diverse formazioni musicali. Nell’ottobre del 1953, grazie ad una messinscena per beneficenza di “Miseria e Nobiltà” svoltasi al teatro Mediterraneo con Eduardo De Filippo, la giovane Luisa mise in evidenza le sue infinite qualità di attrice tanto che, lo stesso Eduardo, notando la sua predisposizione per il grande teatro, la scritturò con il ruolo di prima attrice nella sua compagnia dove l’artista rimase per quattro anni prima di passare in quella di prosa di Nino Taranto. Nel 1962, però, un nuovo incontro con Eduardo portò Luisa Conte a lavorare ancora una volta al suo fianco nella commedia “Il Figlio di Pulcinella” e, l’anno dopo, nello storico ciclo televisivo di “Peppino Girella.” Unita a Nino Veglia nella vita e sulle scene, fu proprio insieme con lui, che Luisa Conte riconsegnò il teatro Sannazaro ai Napoletani. Dando fondo a tutti i risparmi, la coppia Veglia-Conte per la passionale idea rimase ben presto senza un lira, al punto da rendere persino necessario un ulteriore sacrificio dell’attrice che rinunciò senza esitazione ad un suo prezioso brillante. Lo sforzo di Luisa e del marito Nino, tuttavia, fu premiato tanto, che dopo i difficili lavori di restauro, portati a termine con indescrivibili sforzi, la sera del 12 novembre del 1971, insieme, restituirono il Sannazaro ai napoletani amanti del teatro, portando in scena come lavoro inaugurale “Annella di Porta Capuana” di Gennaro D’Avino con la regia di Gennaro Magliulo. Fu proprio il Teatro Sannazaro, scomparso nel frattempo il marito Nino, a collocare Luisa Conte direttamente nel cuore dei napoletani ed a consegnarla alla storia locale. Dopo averlo riportato agli antichi fasti, il Sannazaro, divenne di fatto il suo teatro, dove, rappresentando con successo autori come Viviani, Di Maio e Riccora, a capo delle sue grandi compagnie animate da personaggi come Ugo D’Alessio, Nino e Carlo Taranto, Pietro De Vico, Enzo Cannavale e Gennarino Paulmbo, vi recitò fino alla fine dei suoi giorni, non senza però aver fatto prima in tempo a scrivere a grandi lettere il suo nome nella storia del nostro teatro.
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