Caro
Antonio, da quel cupo novembre del 1998 credevo di dovermi rassegnare
per sempre all'idea di non vederti mai più. Ed ero pure convinto
che dopo quell'indimenticabile sabato Santo del 11 aprile dello stesso anno,
quando venni a recensire quel tuo concerto al Ridotto del Teatro
Cilea, non avrei mai più potuto riprovare quelle vibrazioni
procurate dalla tua voce, da quel tuo inconfondibile canto antico scaturito
dall'anima. Caro Antonio, mi ero rassegnato all'idea, ogni volta che
sentivo la tua mancanza artistica, di potere solo ricorrere alla
tante registrazioni che ci hai lasciato in eredità ed ai tanti video
che documentano la tua breve ed al tempo stesso infinita epoea. Ed
invece mi sbagliavo! Sì mi sbagliavo! Perchè domenica sera ti ho
rivisto al Teatro Totò. Ti ho rivisto negli occhi e nella voce di
due straordinari artisti come Francesca Marini e Massimo Masiello e
ti ho rivisto nella cornice di un palcoscenico che era tornato ad
essere la tua più splendente e naturale casa. Caro Antonio, come è
stato bello! Come è stato bello incontrarti e provare nuovamente
quelle emozioni che solo tu sapevi suscitare. Come è stato bello
potere ripetere nella mente e nel cuore che anche io, come te, come
il titolo della tua canzone e come il titolo dello spettacolo “Vivo
dove c'è il mare”. Caro Antonio, ti ho ammirato ancora! Ti ho
ammirato nelle emozioni diffuse nell'aria dai bravissimi Francesca e
Massimo e ti ho ammirato per il tuo modo garbato e lieve di essere
ancora con me e con tutto il pubblico. Lo stesso pubblico che insieme
agli attori ha potuto rivivere i passi di quella tua breve avventura
terrena fatta di tormenti, amori impossibili e proibiti, sogni e
canzoni. Caro Tonino, caro Toni Rock, eri di via Duomo come quelli
dei quartieri spagnoli sono di Via Roma e come quelli della Sanità
sono di via Foria. Eri di Napoli come lo erano Pasquariello, Maldacea
e Caruso. Come lo era la tua Pupella Maggio. Eri della città di mare
più bella del mondo. Eri di un popolo dal quale non hai avuto la
forza di scappare, eri di una realtà che ti affascinava e ti teneva
prigioniero al tempo stesso. Eri di un mondo pulito, di un universo
fatto di tufo, di note, di sole, di poesia, di colori. Potevi
appartenere ad una Sceneggiata di Libero Bovio, ad un dramma di
Salvatore Di Giacomo, ad una commedia di Raffaele Viviani, ad un quadro di Vincenzo Migliaro, così come
al più elegante e fastoso degli Show di Broadway. Potevi cantare tra
i vicoli di Forcella, così come al Teatro San Carlo. Potevi tante
cose mio caro Tonino e nello spettacolo che ho visto al Teatro Totò,
grazie all'idea di Gaetano Liguori e grazie ai nomi di una locandina
che ti ha reso giustizia e merito, ho rivisto tutti i sogni di un
giovane artista con un cuore grande ed un talento immenso. Caro Antonio,
quando sei andato via, qualcuno mi ha detto che nella tua agenda
c'era un tuo pensiero che mi riguardava. E mi è piaciuto in questi
anni in cui non ti ho rivisto più, accostarlo a quell'altro celebre
“Nu Penziero” che sia pure firmato Giglio- Vessicchio è stato da
sempre soltanto tuo. Che magia domenica sera, recarsi in teatro per
uno spettacolo e ritrovare un amico come te! Un amico che pensavi di
non potere rivedere mai più. Che magia rintracciarti, tra le note,
tra le parole, tra le melodie di una terra senza uguali! Che
incantesimo, riaverti più che mai vivo nel canto di Francesca Marini
che come una sirena, come quella mitologica Parthenope proveniente
dal mare, ha offerto in dono al pubblico gli stessi sentimenti che
furono tuoi. Che prodigio ritrovarti in Massimo Masiello,
ovvero, in quell'inimitabile “cantattore” che non esito a
definire come una sorta di tua misteriosa reincarnazione scenica.
Caro Tonino, è stato bello sentirti nell'aria, nei miei pugni
stretti, nel tepore delle lacrime che a fine spettacolo mi hanno
rigato il volto. Nei palpiti del cuore che hai fatto correre a cento
all'ora. E' stato bello rivederti, nel volto di tua sorella
Raffaella, nelle interpretazioni degli altri attori Enzo Nicolò e
Mimma Lovoi, nei contributi al testo di Massimo Abbate, negli
arrangiamenti di Antonello Cascone. Quanto è stato bello Tonino mio,
sentirti seduto accanto a me. Riprovare le emozioni derivate da
quella tua voce sinuosa e raffinata, immaginarti ancora in scena,
dinanzi al pubblico più grande del mondo. Immaginarti nuovamente,
agli inizi degli anni Settanta, all'uscita della scuola media di
piazza del Gesù e poi a casa tua, nel mentre cantavi mostrando
orgoglioso quel tuo primo impianto voce. E' stato bello ritornare a
casa con la consapevolezza che non sei mai andato del tutto via. Che
hai continuato a cantare nell'anima dei napoletani buoni, durante le
primavere fiorite di una città unica e meravigliosa. Che hai
continuato a recitare tra quella “magnifica gente” che non sempre
ti ha capito. Tra quella gente che aiuta la gente. Tra quei
“guagliuni” che come te hanno sempre guardato verso il cielo.
Ciao Antonio è stato bello incrociare la mia anima con la tua. E
sappi una cosa, ne sono sempre più convinto! Proprio come c'è
scritto dove tu ora risposi libero da dolori e malanni: “Quanno
cantave tu tutt'era overo e vierno addiventava primmavera”.
Tuo
affezionato
Peppe
Giorgio
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