Aria berlinese al Teatro Elicantropo, dove, per effetto del suo “solitario omaggio a quella classe operaia che in paradiso non ci è andata e non ci andrà mai”, il regista e direttore artistico Carlo Cerciello, ha inaugurato la stagione con la sua visione de “La Madre”, l’ultima opera di Bertolt Brecht rappresentata in Germania prima del suo allontanamento ad opera dei nazisti, che debuttò per la prima volta il 14 gennaio 1932 - anniversario dell'assassinio di Rosa Luxemburg - al Theater am Schiffbauerdamm. Scritto dallo straordinario drammaturgo, poeta e regista tedesco tra il 1930 ed il 1931, il testo è una rielaborazione dell’omonimo romanzo di Maksim Gor'kij, incentrato sulla rivoluzione russa del 1905. Pelagia Vlassova, la protagonista, da principio contraria alle idee rivoluzionarie del figlio, che considera dannose e non in linea con il suo spirito profondamente religioso, lentamente si convince che quella scelta politica è più che mai giusta, passando all’azione e trasformandosi in un’attivista inarrestabile. Satura di sottile umorismo e di risorse interiori, fino a superare eroicamente la personale tragedia che vede il figlio Pavel morire fucilato dal governo zarista, la donna, moglie e madre di operai, tra fame collettiva, persecuzioni e guerra, alla fine contribuirà all’elevazione dell’idea bolscevica. Ed è su queste linee che al debutto stagionale dello storicizzato spazio di vico Gerolomini, l’opera brechtiana, oltre alla coerente ed esteticamente eccellente regia di Cerciello, trova una straordinaria Imma Villa capace di offrire, alla sua maniera, vitalità e carattere a quella coraggiosa, passionale, sofferente ed eroica “madre” di nome Pelagia. Confermando la sua velleità di opera d’arte “La Madre” di Brecht, mostrandosi terribilmente attuale e provando ad evocare quell’atavico “cambiamento” che sembra non arrivare mai, oggi come ieri, nel riportare alla memoria quegli avvenimenti storici che hanno cambiato il mondo, tenta di riconsegnare alle classi più deboli un momento di “dignità e coscienza - così come ribadisce lo stesso Cerciello- nuovamente mortificato e immolato sull’altare del dio mercato”. In scena, sorretti e capeggiati dalla persuasiva Villa, anche tutti gli altri giovani attori, conquistano i meritati e lunghi applausi del pubblico, confermando, sulla scia di un’interpretazione sempre in sintonia con lo spirito brechtiano, una forza collettiva di straordinario effetto. E così, trascinati dalla carica emotiva della protagonista, anche Antonio Agerola, Marco Di Prima, Giulia Musciacco, Michele Iazzetta, Antonio Piccolo, Aniello Maliardo, Cinzia Cordella, Valeria Frallicciardi, Cecilia Lupoli, Annalisa Direttore e Marianna Pastore, ben contribuiscono alla riuscita di una messinscena che tra, recitazione, movimenti corporei all’unisono, canti politici, ed ancora, tra le musiche originali di Hanns Eisler, la drammaturgia musicale di Paolo Coletta, le scene di Roberto Crea ed i costumi di Anna Ciotti ed Anna Verde, porta nuovamente alla considerazione, parlando di luoghi teatrali, che il vino buono sta sempre nelle botti piccole.
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