giovedì 10 gennaio 2013

Riccardo Polizzy Carbonelli e Daniele Russo

di Giuseppe Giorgio
NAPOLI- E’ partendo dal Mein Kampf, il saggio di Adolf  Hitler del 1925  volutamente stampato nello stesso formato della Bibbia e presto definito dai lettori dell’epoca come il catechismo della gioventù hitleriana, che prende corpo “Mortal Kabaret”, il travolgente e destabilizzante spettacolo teatrale di Roberto Russo in scena al Ridotto del Mercadante con la regia di Fabrizio Bancale. Portando tra gli spettatori con Riccardo Polizzy Carbonelli, Daniele Russo, Bruno Tramice, Michele Ruoppolo, Raffaele Parisi e Sergio Fenizia, una sorta di grottesco show televisivo dove parte dei testi ripropongono la sorprendente profeticità di un Hitler che riferendosi all’opera di Friedrich Nietzsche “Così parlò Zarathustra”  si autodefinisce  “Übermensch” ovvero sia superuomo, il lavoro con un singolare andamento drammaturgico offre diversi spunti di riflessione su tutti quei temi del saggio hitleriano il cui titolo tradotto in italiano significa “La mia battaglia”. Ed è attraversando le deliranti pagine anni Venti, dove oltre alle essenze del nazionalsocialismo, è possibile ritrovare quelle che potrebbero sembrare delle vere e proprie istruzioni per l’uso relative alla lotta di razza, all’ antisemitismo ed alle prime utopie sui campi di sterminio, che si può giungere al vero elemento fondante di tutto il testo riguardante il potere della comunicazione e l’abilità dei media nell’influenzare le masse. Ebbene, con uno stile capace di confermare l’usus scribendi di un autore come Russo, a pieno merito collocabile in quella schiera di commediografi post ruccelliani protagonisti di una drammaturgia contemporanea che descrive il presente seguendo le tracce della storia, il regista Bancale riesce a portare tra un pubblico in parte in carne ed ossa ed in parte formato da esseri fotografati e ridotti ad immobili e mute sagome di cartone, un pericoloso show in grado di evocare così come già hanno fatto nel tempo il cabarettista Helmut Qualtiger, lo scrittore Gearoge Tabori e l’artista Serdar Somoncu, i passaggi di quello che può apparire come il vademecum senza tempo del perfetto nazionalsocialista. Riproponendo gli  esempi di quella stessa ideologia nazista a tratti paurosamente attuale, attraverso uno stravagante contenitore televisivo modello “Domenica In”, dove uno degli ospiti, forse non a caso, risulta minuto e menomato nel fisico, proprio come Joseph Goebbels, il più grande talento propagandista del secolo scorso al servizio del Führer, Mortal Kabaret, tra giochi a quiz, collegamenti esterni e deportati utilizzati come misuratori Auditel, sembra sadicamente evidenziare la profezia di Hitler, che nel suo Mein Kampf, in tempi dove a farla da padrone era solo la radio, affermò: “L’immagine sarà dio e la cultura un inutile fastidio”. Stigmatizzando una televisione modello “Quinto Potere” e tutti i messaggi da essa trasmessi atti a manipolare ed addormentare le coscienze nel segno di una civiltà dominata dalla pubblicità e da un impalpabile essere superiore, Mortal Kabaret si trasforma in un disperato grido d’allarme contro quell’invisibile burattinaio che entrando subdolamente nelle case attraverso il piccolo schermo comanda i fili di gente ridotta a burattini.  Prodotto da Arteteca, con le scene di Francesco Esposito, i costumi di Maddalena Marciano, gli interessanti contributi video di Davide Franco e gli attori, sempre ben calati nei rispettivi ruoli, come Riccardo Polizzy Carbonelli nei panni di un conduttore dagli occhi di ghiaccio spietato e crudele e Daniele Russo in quelli del prototipo “Schutz-Staffeln” delle attuali conduttrici televisive al silicone, l’atto unico stimola riflessioni ed interrogativi. Con suoi concorrenti dalla bocca tappata e con gli ospiti programmati come automi, Mortal Kabaret, dimostra come, sia pure certi nefasti imbonitori di massa non esistono più, ve ne siano sempre altri rinchiusi nel loro bozzolo di potenziali dittatori, pronti a schiudersi attraverso la fredda luce di quella stessa televisione, che sia pure senza svastica, continua a compiere ogni giorno le sue oceaniche adunate nel segno del potere occulto e del violento cinismo. 

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