
di Giuseppe Giorgio
NAPOLI- “Una commedia che a sessantadue anni dal primo debutto, ancora conserva integre tutte le sue capacità, dimostrando come le problematiche della nostra società siano sempre le stesse”. Così, l’attore e regista Luca De Filippo a proposito de “Le bugie con le gambe lunghe”, la commedia scritta da Eduardo nel dicembre del 1946 grazie alla quale riporta sulle scene la genialità di uno dei più grandi commediografi del Novecento italiano che proprio con questo lavoro sia avviò deciso verso un tipo di drammaturgia dalle moderne modalità. “Questa commedia che precede ‘Le voci di dentro’- afferma ancora Luca De Filippo- racchiude tutto il pessimismo di Eduardo verso la società, avvertendoci, nel contempo, del decadimento della morale. Si tratta di un testo davvero particolare, diverso dagli altri di Eduardo, sul quale ho lavorato tanto per non intaccare quel senso di libertà drammaturgica espresso in tutta la messinscena”. Presentata in prima nazionale da “La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo”, “Le bugie con le gambe lunghe”, una commedia che si snoda sul tema della verità, dell’ipocrisia e della menzogna, vede in Compagnia, accanto a Luca De Filippo alle prese con la regia e con il ruolo del protagonista Libero Incoronato, gli attori Nicola Di Pinto, Anna Fiorelli, Fulvia Carotenuto, Carolina Rosi, Massimo De Matteo, Giuseppe Rispoli, Gioia Miale, Antonio D’Avino, Chiara De Crescenzo, Alessandra D’Ambrosio e Carmen Annibale. Con le scene di Gianmaurizio Fercioni, i fondali di Giacomo Costa, i costumi di Silvia Polidori ed il disegno luci di Stefano Stacchini, lo spettacolo si basa sulla storia dei reciproci intrighi che alcune coppie intrecciano intorno a Libero Incoronato, un uomo modesto, onesto, insieme dignitoso e fiero, la cui vita tranquilla viene sconvolta dai vicini che tentano in ogni modo di coinvolgerlo, suo malgrado, nelle loro squallide storie. Prima ingenuamente ostinato nello smascherare le clamorose menzogne spacciate per verità, di cui è testimone, Libero decide alla fine di adeguarsi in modo provocatorio alla regola generale, rilanciandola e amplificandola fino al paradosso.
Un testo “Le bugie con le gambe lunghe” che pur utilizzando per il primo atto dei toni dal carattere farsesco, anticipa i tratti di un Eduardo proiettato verso un tipo di teatro decisamente moderno?
“Nella scrittura della commedia si avverte un Eduardo diverso dal solito che agisce in piena libertà. Si notano dei passaggi drammaturgici volutamente saltati che si tramutano nel pregio di passare più agevolmente alla parte successiva del lavoro con un potere di sintesi moderno ed efficace. Si evitano, insomma, le necessarie argomentazioni e giustificazioni per giungere decisi alla sintesi del problema”.
Potrebbe, secondo lei, il personaggio di Libero Incoronato essere accostato al protagonista del pirandelliano “Il piacere dell’onestà” ed ancora, come lo descriverebbe?
“ Si tratta di un personaggio che la pensa in un certo modo. Un uomo che sta attento alle apparenze e che ritengo rispetto ai personaggi di Pirandello abbia un’autonomia tutta propria. Sicuramente sul teatro di Eduardo l’influenza Pirandelliana s’è fatta sentire. Senza dimenticare che i due autori hanno addirittura scritto insieme la commedia “L’abito nuovo”, devo affermare, tuttavia, che il teatro di Eduardo ha avuto tematiche diverse e che Libero Incoronato, eternamente alla ricerca di un pezzo mancante per adeguarsi alla società, non abbia particolari affinità con i tipi pirandelliani”.
Ci può parlare dell’ambientazione e del periodo storico scelto da Eduardo per la commedia?
“Tutto il lavoro è stato ambientato nel periodo della ricostruzione. Lo stesso del film di Francesco Rosi, “Le mani sulla città”. Anche l’azione scenica richiama alla mente le nuove costruzioni di vetro e cemento tipiche dell’immediato dopoguerra”.
Parlando ora del Teatro San Ferdinando, cosa, secondo lei, non s’è fatto, cosa s’è fatto e cosa di poteva fare?
“Il San Ferdinando fa ormai parte del Teatro Stabile ed è soggetto ad una programmazione portata avanti con oggettive difficoltà economiche. Per quanto riguarda le scelte artistiche, le stesse, sono fatte dal direttore dello Stabile che opera in virtù della propria sensibilità. Da fuori è facile parlare, ma non riesco ad immaginare, con una situazione così difficile ed una realtà economica così precaria, personalmente cosa avrei fatto. In teoria avrei sicuramente avuto in mente tanti progetti ma in pratica non penso che sarei mai riuscito ad attuarli”.
Allo stato attuale delle cose, avallerebbe quel “Fujtevenne” di suo padre Eduardo oppure, cosa potrebbe aggiungere?
“Fondamentalmente, sono schivo alle polemiche ma devo dire che quel ‘Fujtevenne’ è rimasto nella memoria di tutti i napoletani e già questo basta per giustificarlo. Si è trattato di una piccola parola capace di aprire una grande discussione proprio come Eduardo ha sempre fatto con le sue commedie”.
NAPOLI- “Una commedia che a sessantadue anni dal primo debutto, ancora conserva integre tutte le sue capacità, dimostrando come le problematiche della nostra società siano sempre le stesse”. Così, l’attore e regista Luca De Filippo a proposito de “Le bugie con le gambe lunghe”, la commedia scritta da Eduardo nel dicembre del 1946 grazie alla quale riporta sulle scene la genialità di uno dei più grandi commediografi del Novecento italiano che proprio con questo lavoro sia avviò deciso verso un tipo di drammaturgia dalle moderne modalità. “Questa commedia che precede ‘Le voci di dentro’- afferma ancora Luca De Filippo- racchiude tutto il pessimismo di Eduardo verso la società, avvertendoci, nel contempo, del decadimento della morale. Si tratta di un testo davvero particolare, diverso dagli altri di Eduardo, sul quale ho lavorato tanto per non intaccare quel senso di libertà drammaturgica espresso in tutta la messinscena”. Presentata in prima nazionale da “La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo”, “Le bugie con le gambe lunghe”, una commedia che si snoda sul tema della verità, dell’ipocrisia e della menzogna, vede in Compagnia, accanto a Luca De Filippo alle prese con la regia e con il ruolo del protagonista Libero Incoronato, gli attori Nicola Di Pinto, Anna Fiorelli, Fulvia Carotenuto, Carolina Rosi, Massimo De Matteo, Giuseppe Rispoli, Gioia Miale, Antonio D’Avino, Chiara De Crescenzo, Alessandra D’Ambrosio e Carmen Annibale. Con le scene di Gianmaurizio Fercioni, i fondali di Giacomo Costa, i costumi di Silvia Polidori ed il disegno luci di Stefano Stacchini, lo spettacolo si basa sulla storia dei reciproci intrighi che alcune coppie intrecciano intorno a Libero Incoronato, un uomo modesto, onesto, insieme dignitoso e fiero, la cui vita tranquilla viene sconvolta dai vicini che tentano in ogni modo di coinvolgerlo, suo malgrado, nelle loro squallide storie. Prima ingenuamente ostinato nello smascherare le clamorose menzogne spacciate per verità, di cui è testimone, Libero decide alla fine di adeguarsi in modo provocatorio alla regola generale, rilanciandola e amplificandola fino al paradosso.
Un testo “Le bugie con le gambe lunghe” che pur utilizzando per il primo atto dei toni dal carattere farsesco, anticipa i tratti di un Eduardo proiettato verso un tipo di teatro decisamente moderno?
“Nella scrittura della commedia si avverte un Eduardo diverso dal solito che agisce in piena libertà. Si notano dei passaggi drammaturgici volutamente saltati che si tramutano nel pregio di passare più agevolmente alla parte successiva del lavoro con un potere di sintesi moderno ed efficace. Si evitano, insomma, le necessarie argomentazioni e giustificazioni per giungere decisi alla sintesi del problema”.
Potrebbe, secondo lei, il personaggio di Libero Incoronato essere accostato al protagonista del pirandelliano “Il piacere dell’onestà” ed ancora, come lo descriverebbe?
“ Si tratta di un personaggio che la pensa in un certo modo. Un uomo che sta attento alle apparenze e che ritengo rispetto ai personaggi di Pirandello abbia un’autonomia tutta propria. Sicuramente sul teatro di Eduardo l’influenza Pirandelliana s’è fatta sentire. Senza dimenticare che i due autori hanno addirittura scritto insieme la commedia “L’abito nuovo”, devo affermare, tuttavia, che il teatro di Eduardo ha avuto tematiche diverse e che Libero Incoronato, eternamente alla ricerca di un pezzo mancante per adeguarsi alla società, non abbia particolari affinità con i tipi pirandelliani”.
Ci può parlare dell’ambientazione e del periodo storico scelto da Eduardo per la commedia?
“Tutto il lavoro è stato ambientato nel periodo della ricostruzione. Lo stesso del film di Francesco Rosi, “Le mani sulla città”. Anche l’azione scenica richiama alla mente le nuove costruzioni di vetro e cemento tipiche dell’immediato dopoguerra”.
Parlando ora del Teatro San Ferdinando, cosa, secondo lei, non s’è fatto, cosa s’è fatto e cosa di poteva fare?
“Il San Ferdinando fa ormai parte del Teatro Stabile ed è soggetto ad una programmazione portata avanti con oggettive difficoltà economiche. Per quanto riguarda le scelte artistiche, le stesse, sono fatte dal direttore dello Stabile che opera in virtù della propria sensibilità. Da fuori è facile parlare, ma non riesco ad immaginare, con una situazione così difficile ed una realtà economica così precaria, personalmente cosa avrei fatto. In teoria avrei sicuramente avuto in mente tanti progetti ma in pratica non penso che sarei mai riuscito ad attuarli”.
Allo stato attuale delle cose, avallerebbe quel “Fujtevenne” di suo padre Eduardo oppure, cosa potrebbe aggiungere?
“Fondamentalmente, sono schivo alle polemiche ma devo dire che quel ‘Fujtevenne’ è rimasto nella memoria di tutti i napoletani e già questo basta per giustificarlo. Si è trattato di una piccola parola capace di aprire una grande discussione proprio come Eduardo ha sempre fatto con le sue commedie”.
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