NAPOLI-
Due fine settimana di soddisfacenti consensi al teatro Bolivar dove
la “Compagnia dei Dieci”, con la regia e l'adattamento di Enzo
Arciè, ha portato in scena il capolavoro di Salvatore Di Giacomo
“Assunta Spina”. Puntando sul popolare ed intimistico testo
digiacomiano che ben si innesta in quel prezioso filone del verismo
italiano e fidando su due interpreti come Camilla Aiello nei panni
della stiratrice “Assunta” e Fabio Izzo in quelli del macellaio
“Michele Boccadifuoco”, l'appassionato Arciè ha di fatto
compiuto una coraggiosa missione. La stessa che ha visto la compagnia
al completo confrontarsi con quei temi tanto cari al poeta,
novelliere e saggista Di Giacomo divisi tra la
gelosia,
l'inganno, il tradimento, l'amore, il peccato e la passione.
Manifestando un' innata voglia di coralità scenica e cercando di
fondere i momenti brillanti con quelli tipici del dramma popolare,
tutta la messinscena, grazie anche ad una nutritissima compagine
artistica, tra cui gli attori Salvatore Barba, Bruno Perciavalle,
Sina Gagliardi ed Imma D'Antonio, ha ben mantenuto alto l'interesse
del pubblico. Tra colorati e spesso fantasiosi costumi distaccati dal
tempo ed ancora, tra trovate comiche ed innesti impavidi, tutto il
lavoro, pur provando ad emulare il grande impatto drammatico imposto
dall'autore, più d'una volta si è discostato temerariamente
dall'originalità del testo. Tant'è che imponendo una protagonista
non più giovanissima come quella descritta dall'autore, l'incursione
di due ballerini di tango ed alcuni elementi scenici tinti di rosso
avulsi dal resto dell'ambientazione, tutto l'allestimento ha
risentito della personale lettura di un Arciè che in ogni caso fa
bene a non restare preda di quel paralizzante timore reverenziale
procurato dalle grandi opere. Iniziando i due atti con la famosa
“Canzone 'e sotto 'o carcere” di Raffaele Viviani, creando quasi
un precedente vista la storica e documentata avversione di Salvatore
di Giacomo per lo “Scugnizzo” stabiese ed infarcendo il tutto con
diverse personali trovate, il regista con la sua rilettura
nell'esaltare la complessa cupezza del personaggio principale, ha
proposto, per così dire, una “Assunta Spina” precariamente in
bilico tra l'antico ed il moderno ma al tempo stesso pur sempre
animata da uno stimolante spirito innovativo. Per tutti, una
rappresentazione meritevole di elogi che sia per la volontà profusa,
sia per la voglia di riportare in auge il dramma scritto dal di
Giacomo ancor prima che per la Bertini ed il cinema muto, per
l'attrice partenopea Adelina Magnetti protagonista al teatro Nuovo
nel 1909, ha conquistato i consensi del folto pubblico che
benevolmente e lungamente ha applaudito soddisfatto.
Giuseppe Giorgio
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