venerdì 14 novembre 2014

Con il regista Enzo Arciè il dramma popolare di "Assunta Spina" giunge al Teatro Bolivar

NAPOLI- Due fine settimana di soddisfacenti consensi al teatro Bolivar dove la “Compagnia dei Dieci”, con la regia e l'adattamento di Enzo Arciè, ha portato in scena il capolavoro di Salvatore Di Giacomo “Assunta Spina”. Puntando sul popolare ed intimistico testo digiacomiano che ben si innesta in quel prezioso filone del verismo italiano e fidando su due interpreti come Camilla Aiello nei panni della stiratrice “Assunta” e Fabio Izzo in quelli del macellaio “Michele Boccadifuoco”, l'appassionato Arciè ha di fatto compiuto una coraggiosa missione. La stessa che ha visto la compagnia al completo confrontarsi con quei temi tanto cari al poeta, novelliere e saggista Di Giacomo divisi tra la gelosia, l'inganno, il tradimento, l'amore, il peccato e la passione. Manifestando un' innata voglia di coralità scenica e cercando di fondere i momenti brillanti con quelli tipici del dramma popolare, tutta la messinscena, grazie anche ad una nutritissima compagine artistica, tra cui gli attori Salvatore Barba, Bruno Perciavalle, Sina Gagliardi ed Imma D'Antonio, ha ben mantenuto alto l'interesse del pubblico. Tra colorati e spesso fantasiosi costumi distaccati dal tempo ed ancora, tra trovate comiche ed innesti impavidi, tutto il lavoro, pur provando ad emulare il grande impatto drammatico imposto dall'autore, più d'una volta si è discostato temerariamente dall'originalità del testo. Tant'è che imponendo una protagonista non più giovanissima come quella descritta dall'autore, l'incursione di due ballerini di tango ed alcuni elementi scenici tinti di rosso avulsi dal resto dell'ambientazione, tutto l'allestimento ha risentito della personale lettura di un Arciè che in ogni caso fa bene a non restare preda di quel paralizzante timore reverenziale procurato dalle grandi opere. Iniziando i due atti con la famosa “Canzone 'e sotto 'o carcere” di Raffaele Viviani, creando quasi un precedente vista la storica e documentata avversione di Salvatore di Giacomo per lo “Scugnizzo” stabiese ed infarcendo il tutto con diverse personali trovate, il regista con la sua rilettura nell'esaltare la complessa cupezza del personaggio principale, ha proposto, per così dire, una “Assunta Spina” precariamente in bilico tra l'antico ed il moderno ma al tempo stesso pur sempre animata da uno stimolante spirito innovativo. Per tutti, una rappresentazione meritevole di elogi che sia per la volontà profusa, sia per la voglia di riportare in auge il dramma scritto dal di Giacomo ancor prima che per la Bertini ed il cinema muto, per l'attrice partenopea Adelina Magnetti protagonista al teatro Nuovo nel 1909, ha conquistato i consensi del folto pubblico che benevolmente e lungamente ha applaudito soddisfatto.
Giuseppe Giorgio





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