mercoledì 5 novembre 2014

Parla Sebastiano Lo Monaco protagonista al teatro Delle Palme della commedia di Peppino De Filippo "Non è vero ma ci credo"

Tutto è pronto al Teatro Delle Palme per Sebastiano Lo Monaco, l’apprezzato attore siracusano che da mercoledì 5 novembre sera insieme con Lelia Mangano De Filippo e la direzione di un regista d’eccezione come Michele Mirabella, ricorderà il mito Peppino De Filippo con la messinscena di “Non è vero, ma ci credo…”. Rappresentata per la prima volta al Teatro Carignano di Torino il 25 ottobre del 1942 con il titolo di “Gobba a ponente” da quel leggendario sodalizio artistico chiamato il Teatro Umoristico “I De filippo” (cui facevano parte anche Eduardo e Titina), al Delle Palme, con la direzione artistica di Bruno Tabacchini, il testo, proverà a mostrare tutto il suo vigore drammaturgico insieme ad un’inimitabile forza ironica. Partendo dal sempre vivo tema della superstizione, “Non è vero, ma ci credo…” ripropone le manie, le suggestioni e le pratiche scaramantiche che fanno parte della vita di tutti noi. Presentando la storia del Commendatore Savastano, un ricco industriale napoletano prigioniero del demone della superstizione, la commedia scaltra ed umoristicamente penetrante, affonda la lama della verità nell’incombente ipocrisia umana. Gervaso, è convinto che un suo impiegato di nome Belisario Malvurio porti per così dire “jella”, tanto da assumere al suo posto niente di meno che un gobbo chiamato Alberto Sammaria. Da quando Alberto è al suo
servizio, tutto procede miracolosamente alla meraviglia ma un giorno, il neo dipendente porta fortuna, si presenta dal principale chiedendo le dimissioni in quanto perdutamente innamorato di sua figlia Rosina. Savastano, che non vuole perdere tanta immunità alle insidie della vita, si prodiga affinché la figlia, che intanto si era dichiarata innamorata di un altro giovane, sposi Alberto. Giunti al matrimonio però, il rimorso di aver offerto la fanciulla ad un gobbo, attanaglia la coscienza di Gervaso che, addirittura, tenta di annullare il tutto finchè un inatteso colpo di scena capovolge il finale. Alberto inaspettatamente si toglie la gobba, che era finta, e confessa di essere stato sempre lui l’aspirante alla mano di Rosina. Le cose si aggiustano ed il povero Gervaso, dovendo rivedere i suoi concetti di superstizione, consigliando al giovane, almeno per il viaggio di nozze in aereo, di rimettere la gobba, si rifugia nella frase che fu di Benedetto Croce e che offre il titolo al lavoro “Non è vero, ma ci credo…”. Con il resto della compagnia completata da Maria Laura Caselli, Antonio De Rosa, Alfonso Liguori, Vincenzo Borrino, Margherita Coppola, Carmine Borrino, Luana Pantaleo, Salvatore Felaco, Sabrina Solimando e Matteo Bianco, una commedia, come afferma lo stesso regista, che riporta tra il pubblico “gli intramontabili segreti della commedia dell’arte”.
Quali sono stati i presupposti che l’hanno portata a diventare il primo attore non napoletano ad ottenere il permesso di mettere in scena l’emblematica commedia di Peppino?
Ho chiesto- risponde Lo Monaco- alla signora Mangano, vedova di Peppino De Filippo e depositaria dei diritti di questo lavoro, la possibilità di cimentarmi con il testo e lei, molto gentilmente, dopo essere venuta in teatro ad assistere ai miei spettacoli “Il berretto a sonagli” e “Per non morire di mafia”, ha accettato consentendomi dopo tanti napoletani, tra cui lo stesso Luigi, figlio di Peppino e Rizzo, di diventare il primo non partenopeo a portare in scena la brillante commedia”.
Dopo il permesso concesso, la signora Mangano De Filippo è pure diventata la sua compagna di scena?
Ne sono davvero felice in quanto per me è un onore avere accanto una donna di spettacolo come Lelia Mangano De Filippo. Oltre ad essere stata compagna di scena e di vita del grande maestro è stata pure interprete accanto Peppino proprio di Non è vero ma ci credo, ossia di quella che sarebbe diventata l’ultima commedia rappresentata dal grande De Filippo”.
A proposito del tema principale della commedia qual è il suo rapporto con la superstizione?
Non sono superstizioso. Sono cattolico, credente e praticante! Tuttavia posso pure lasciarmi andare a qualche scongiuro e considerato che sono 38 anni che faccio teatro, mi concedo pure ogni tanto di giocare a fare il superstizioso. Ho, ad esempio, sempre con me il corno che mi regalò Carlo Giuffrè, con il quale ho lavorato da ragazzino e che piu d’una volta, dopo aver assistito ai miei spettacoli, si è detto fiero di me dinanzi al pubblico. Ed ancora, posseggo il classico chiodo ricurvo che utilizzo, sia chiaro, sempre per gioco e mai per malattia come il protagonista della commedia”.
Nonostante la sua esperienza, le procura qualche emozione particolare essere protagonista proprio a Napoli di una commedia di Peppino De Filippo?
Tengo la faccia tosta! Dopo tanta gavetta con i piu grandi personaggi della storia del teatro presentati a Napoli tra i teatri Bellini, Diana e Mercadante, non provo paura a cimentarmi con Peppino anche perchè confortato dalla stima e dall’affetto che il pubblico partenopeo mi ha sempre dimostrato e dalla speranza che anche stavolta mi accetti benevolmente”.
Nato a Floridia in provincia di Siracusa proprio come Lucia Migliaccio duchessa di Floridia, tanto vicina alla storia di Napoli in quanto moglie morganatica di Ferdinando IV di Borbone, i suoi collegamenti con la città di partenope non si esauriscono così?
Il mio è un cognome che prima di diventare palermitano e poi siracusano ha una provata discendenza napoletana. Altra curiosità è che discendo da Francesco Lomonaco il letterato e precursore del Risorgimento amico di Foscolo e Manzoni, lo stesso che gli dedico pure una sua poesia”.
Lei che per vent’anni è stato legato al grande autore e regista Peppino Patroni Griffi cosa pensa dell’omaggio che il Teatro Stabile di Napoli sta dedicando alla sua opera a dieci anni dalla scomparsa?
Qualcuno mi ha riferito di questa interessante iniziativa. Credo che Patroni Griffi meritava di certo l’omaggio che lo Stabile di Napoli ha voluto tributargli. Per lo stesso mi complimento con il direttore Luca De Fusco anche se, a dire il vero, trovo singolare, nonostante i miei due decenni di lavoro con il protagonista della cultura italiana del secondo ’900, che fino ad oggi nessuno si sia ricordato di me. Dal 1985 al 2005, anno della sua scomparsa, ho portato in scena ben cinque commedie con la regia di Patroni Griffi, l’ultima delle quali mi ha visto impegnato, proprio nel suo ultimo anno di vita, con la sua visione del lavoro di Miller, Uno sguardo dal ponte.”

Giuseppe Giorgio







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