mercoledì 5 novembre 2014

Ruffianerie, indisposizioni a catena ed imitazioni di galline per l'omaggio a Garinei & Giovannini con Enrico Montesano senza Pippo Baudo

C'era una volta la grande commedia musicale all'italiana, c'erano una volta i grandi Garinei e Giovannini. Ed oggi che l'emozionante favola dell'indimenticabile tradizione firmata “Sistina” è diventata “Story”, al teatro Augusteo, tra  “indisposizioni” a catena e slittamenti, un Enrico Montesano vagamente dimesso ed orbo dell'assente Pippo Baudo, presenta al pubblico napoletano con il titolo di “Sistina Story” il suo nostalgico ricordo di quello che fu lo straordinario mezzo secolo della coppia G&G.  E così, con la biondissima Sabrina Marciano che tra una canzone e l'altra prende il “posto” dell’“indisposto” Pippo nazionale, narrando, con tanto di cartellina da conduttrice tv, le vicissitudini storiche della magica epopea artistica, l'ex Rugantino Montesano traccia, scavando tra ricordi personali ed aneddoti infarciti di fantasia, i tratti di quei meravigliosi anni che videro la nascita di spettacoli come “Buonanotte Bettina”, “Un trapezio per Lisistrata”, “Un paio d'Ali”, “Aggiungi un posto a Tavola”, “Bravo”, “Rinaldo in campo” “Se il tempo fosse un gambero” e “Rugantino”. Con la regia di Massimo Romeo Piparo e le coreografie di Bill Goodson quello che più d'una volta smarrisce le coinvolgenti sembianze dello spettacolo musicale, anche per effetto delle lunghissime prolusioni “montesaniane”, alla fine sembra trasformarsi in un evocativo viaggio della memoria modello “Rai Educational”. Tant’ è che provando ad ammaliare gli irriducibili sostenitori del genere con il tenero ricordo di personaggi come Wanda Osiris, Renato Rascel, Aldo Fabrizi, Nino Manfredi, Walter Chiari, Bice Valori, Domenico Modugno, Frano & Ciccio e Delia Scala, il tris d’autori formato dallo stesso attore romano con Baudo e Piparo, tra qualche balletto e qualche “timida” esecuzione dei brani portanti dei più celebri “italian musical” estrae dal cilindro, come salvifica risorsa, pure il racconto degli incontri di Montesano con gli indimenticabili “dottori” di Palazzo Sistina. Cavalcando l'onda dell'unico "Teatro Stabile della Commedia Musicale Italiana", scavando ancora nel baule dei grandi classici di un'Italia che non c'è più, Montesano provando a condurre il “sonnacchioso” pubblico nel suo itinerario cultural-musicale, trova, poi, ulteriori elementi per le sue evoluzioni attingendo dalle ekbergiane reminiscenze da “Dolce Vita”, dall’Italietta delle “Mani Pulite”, dalle evitabili imitazioni di polli ruspanti, dalla riproduzione di suoni di battaglie aeree, dai ruffiani e scontati accenni ad Eduardo e dai fatterelli nati all’ombra del tempio di Pietro Garinei e Sandro Giovannini.  Tirate in ballo anche grazie all'ausilio di due grandi schermi le antiche immagini delle “colonne” dello storico teatro romano come i Maestri Armando Trovajoli e Gorni Kramer a ridestare il pubblico moderatamente coinvolto dai fin troppo “generosi” momenti parlati, intervengono infine i successi storicamente legati alla vita del Sistina, tra cui, neanche a dirlo, le celebri “Roma nun fa la stupida stasera” ed “Aggiungi un posto a tavola”, seguite a ruota, fino a giungere ad un un secondo tempo certamente piu brioso del primo, da “Domenica è sempre domenica”, “La ballata di Rugantino”, “Lo munno e’ fatto per noi”, “Buonanotte al mar”, “Hello Dolly”, “E’ più difficile il mestiere del marito”, “Un bacio a mezzanotte”. Tutti pezzi di storia, insomma, fatti di note e poesia, che interpretati dallo stesso Montesano accompagnato da un’orchestra di venti elementi diretta dal Maestro Maurizio Abeni, oltre che da diciotto performer danzanti e dalle brave cantanti Sabrina Marciano e Valentina Spalletta,  regalano alla partenopea platea, con uno stile modello varietà televisivo, cinquant'anni di ricordi e di emozioni nel nome di artisti capaci di diventare miti e di far vivere modestamente di rendita chi ancora oggi li evoca nel nome di melanconici ed affettivi struggimenti.
Giuseppe Giorgio


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